Export digitale in Italia: opportunità e ritardi
Nel 2016, l’export digitale dei beni di consumo made in italy ha sviluppato un fatturato di 7,5 miliardi di euro.
Una cifra in crescita del 24% rispetto all’anno precedente, che rappresenta però ancora una quota marginale delle esportazioni totali di beni di consumo destinati al cliente finale, meno del 6%. Sono i dati della ricerca dell’Osservatorio Export della School of Management del Politecnico di Milano, presentati il 15 marzo 2017 al convegno “Export digitale: una sfida, tante opportunità”.
La moda vale il 60% delle esportazioni online
Il settore più esportato è la moda: abbigliamento e accessori hanno infatti assorbito il 60% dell’export digitale, diretto o indiretto, per un valore di circa 4,5 miliardi di euro. A seguire Food (17%) e Arredo e Design (12%), mentre gli altri settori si fermano al 6%. I canali di vendita digitale all’estero sono principalmente retailer online (come Yoox, Zalando o Net-a-porter Group), marketplace (come Amazon o eBay, con domini italiani o esteri), siti di vendite private e i siti delle stesse aziende produttrici. Le vendite possono essere dirette (gestite da un operatore italiano) o indirette (gestite da operatori esteri). Dalla ricerca emerge un divario ancora molto ampio fra il valore dell’Export online diretto che, pur registrando una crescita significativa nel 2016, è valso solo 2 miliardi di euro, e l’export indiretto, che ha superato i 5,5 miliardi di fatturato (di cui il 60% è riconducibile al settore Fashion). I principali mercati di sbocco sono l’Europa e gli Stati uniti, con una predominanza dei Paesi occidentali europei (la Germania in testa), ma interessanti opportunità provengono dalla Cina, il Paese che detiene il primato di utenti digitali (circa la metà della popolazione si connette regolarmente alla rete)